Villaputzu: Pranu Trébini, la Città di Roccia

Dopo la freshca escursione della scorsa settimana a Punta La Marmora, per questo sabato s’amigu nostu Giulio ha ideato un’escursione molto interessante in territorio di Villaputzu, più precisamente in località Pranu Trébini, alla scoperta del monumento naturale noto come Città di Roccia o Città di Pietra.
Dopo esserci incontrati tutti a Ússana, ci dirigiamo verso la nostra destinazione. Abbandonata la SS 387, la strada sterrata che ci conduce all’ampio spiazzo, da dove cominceremo la nostra escursione, è parecchio dissestata e in forte pendenza. Scesi dall’auto, quasi contemporaneamente arrivano anche altri escursionisti, che però giungono fin qui dalla parte opposta, dopo aver percorso la strada proveniente dalla miniera di Baccu Locci, che ci dicono essere in condizioni migliori di quella da noi utilizzata: la percorreremo al rientro.
Intanto, non vediamo l’ora di sgranchirci un pochino le gambe, quindi iniziamo a percorrere una vecchia carrareccia, nei pressi della quale possiamo osservare i resti di un antico mulino a vento, per poi inoltrarci subito su un sentierino, poco visibile perché seminascosto in mezzo alla macchia mediterranea, che ci permette di raggiungere le prime, particolarissime formazioni rocciose.

Oggi la giornata è ideale per stare all’aria aperta: splende un caldo sole e soffia un piacevolissimo vento fresco, mentre discendiamo appena al di sotto del bordo del pianoro per procedere lungo il costone roccioso, dove il lavorio del vento che si insinua nella stretta gola, e dell’acqua che scorre dall’alto, hanno modellato la pietra creando grandi incavi, grotte e veri e propri loggiati, il tutto inframmezzato da eleganti colonnati che paion quasi scolpiti da mano umana. Ovviamente, va ribadito, tutto ciò è opera della Natura, ed è davvero stupefacente.
È difficile spiegare cosa si prova a passare in mezzo a queste colonne, ritrovarsi in questa sorta di tempio di pietra e guardare da questo punto di osservazione il paesaggio circostante, così selvaggio. Queste formazioni sono tra le più spettacolari che abbiamo mai visto, per la loro perfezione e delicatezza e perché presenti in grande quantità, tanto da essere una peculiarità delle cenge che si affacciano sulla profonda vallata, formando quello che sembra quasi un grande porticato panoramico sulla stessa e sul mare in lontananza. Non a caso al sito è stato dato il nome di Città di Pietra o Città di Roccia: per via della sua estensione, e della sua particolare perfezione, fa pensare a un vero e proprio insediamento abitativo, realizzato da chissà quali antichi popoli.

Al limitare del costone notiamo una piccola cengia che ci offre un punto panoramico spettacolare sulla vallata sottostante.

 

Terminata l’esplorazione di questo settore, risaliamo sul pianoro, un altro punto particolarmente affascinante dal quale osservare il paesaggio circostante, e cerchiamo un luogo tranquillo dove poterci sedere per mangiare; però, nonostante sia molto piacevole chiacchierare sotto il bel sole primaverile, in compagnia delle lucertole che, per la gran gioia di Isa, oggi paiono averci scambiato per qualcuno della loro specie, non ci attardiamo più di tanto e ci rimettiamo subito in cammino.
Proseguiamo per un breve tratto e poi ridiscendiamo nuovamente al livello sottostante dove, grazie ad una cengia particolarissima, perché caratterizzata da una volta bucherellata, quasi un cielo stellato, attraversiamo un fitto bosco di lecci di ragguardevoli dimensioni e risaliamo nuovamente sul pianoro, ritrovandoci così dall’altro lato della vallata.
Sotto l’intenso sole pomeridiano raggiungiamo altre formazioni rocciose, anch’esse molto  interessanti: alcune di esse sembrerebbero essere state riutilizzate fino a epoche recenti, perché chiuse da muretti a secco, con tutta probabilità come ricovero per gli animali.

Proseguiamo la nostra esplorazione e raggiungiamo un altro bellissimo punto panoramico, con un arco di pietra perfettamente lavorato dagli agenti atmosferici che consente un punto di vista molto singolare, e romantico, sul territorio.
A poca distanza, una diaclasi rocciosa alta e profonda immette a una piccola cengia, che prosegue appena al di sotto e lungo il bordo del pianoro e poi si getta verso il basso; purtroppo oggi non abbiamo il tempo di esplorarla in maniera approfondita, ma ovviamente finisce dritta dritta nella lista delle cose da fare in futuro.
Dopo una breve pausa in questo angolino paradisiaco ripercorriamo il sentiero fatto all’andata, fino a raggiungere uno stradello: questo ci riporterà all’auto e, dato che il percorso non è affatto complicato e la bella giornata invoglia al relax, camminiamo adagio, allegri e spensierati. Dopo aver disturbato, con grande entusiasmo di Isa, un piccolo serpentello che nuota pacifico in una pozzanghera, raggiungiamo nuovamente lo spiazzo nei pressi del mulino a vento, ovvero il punto dal quale siamo partiti in mattinata.
Risaliamo in auto e, per rientrare, percorriamo la strada consigliataci dagli escursionisti incontrati stamane, effettivamente più scorrevole, per quanto sterrata e caratterizzata da tornanti abbastanza stretti, passando per la miniera di Baccu Locci. Osserviamo, dall’auto, i resti delle abitazioni e dei capannoni minerari, alcuni rimessi a nuovo, e ci ripromettiamo ancora una volta di ritornare da queste parti a breve, perché anche questa zona è senz’altro meritevole di una visita approfondita.

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