Siddi: escursione sulla Giara tra Nuraghi, Tombe di Giganti e Fonti Sacre

Per la nostra seconda escursione del 2024 abbiamo scelto la Giara di Siddi. La giornata non è delle più favorevoli, visto il cielo coperto da una bassa coltre di nubi – costante di questa prima decade del nuovo anno –, ma nonostante ciò la temperatura è abbastanza gradevole e per nulla invernale e quindi perfetta (perlomeno, per noi) per stare all’aria aperta.
Siamo già stati da queste parti in passato, in occasione della Manifestazione Monumenti Aperti (ne parliamo qui), e oggi vorremmo esplorare meglio questo territorio. Ritrovata l’amica Vale al punto di incontro prefissato intorno a metà mattina, parcheggiamo le auto e iniziamo l’escursione che, diversamente dalle nostre solite uscite, caratterizzate spesso da percorsi su impervi sentieri, ci porterà stavolta a camminare, con poca fatica, su stradette sterrate o, al limite, in asfalto ecologico.

Un fresco venticello ci sfiora il viso, e sopra di noi le nuvole sono così basse che pare quasi di poterle sfiorare alzando un braccio. Percorriamo uno stradello di cemento, che a tratti lascia intravvedere il selciato sottostante, costeggiato da voluminosi cespugli di cisto, lentischio, mirto e qualche rara quercia. Il silenzio è quasi totale, appena rotto dal suono dei nostri passi; siamo talmente rilassati da quest’atmosfera di tranquillità che, senza quasi accorgercene, rimoduliamo il nostro tono di voce solitamente allegro e squillante su frequenze più gravi e volumi più bassi. Sussurrando, raggiungiamo un caratteristico pinnetu, in ottime condizioni di conservazione, per poi attraversare la strada e inoltrarci in nel terreno pietroso tempestato di bassi cespugli, prerogativa di questo territorio, e ci ritroviamo davanti ciò che rimane del Nuraghe Molas. L’antica struttura è stata costruita sul bordo dell’altipiano ed è, purtroppo, deturpata da alcuni crolli che ci rendono difficile capire davanti a quale dipologia di complesso ci troviamo. Osservando attentamente  la disposizione dei blocchi, sovrapposti uno sull’altro, ci sembra quasi di intuire la forma di una camera circolare. Dalla sua sommità riusciamo a spaziare con lo sguardo: sotto di noi ci sono le  dolci colline della Marmilla e, davanti a noi, in lontananza, svetta azzurrognolo e quasi etereo il nostro Monte Arcuentu.

Torniamo sullo stradello e proseguiamo fino all’incrocio che conduce alla famosa Tomba di Giganti Sa Domu de s’Orcu, che però visiteremo successivamente; prima ci dirigiamo sulla strada a sinistra e raggiungiamo un’altro punto panoramico: stavolta sotto di noi possiamo osservare i graziosi peaesini della Marmilla, disseminati tra le verdeggianti protuberanze collinose, mentre davanti a noi, sullo sfondo, quasi a vegliare dall’alto sui centri abitati, l’altipiano fratello maggiore di quello su cui siamo, la magnifica Giara di Gesturi.

La mattina trascorre tranquilla. Come anticipato, il percorso è abbastanza semplice dal punto di vista della percorribilità, ma assolutamente ricco di resti archeologici. In particolare, la fonte sacra Conca de sa Crésia, in zona Su Pranu, attira subito la nostra attenzione, nonostante le sue dimensioni ridotte. É una piccola fonte, costruita sfruttando la roccia naturale, con un’apertura di forma squadrata e coperta da una grande lastra piatta. Al suo interno è presente l’acqua, ma possiamo comunque apprezzarne le linee ben lavorate: un piccolo gioellino, perfettamente incastonato nel paesaggio naturale.
A poca distanza dalla fonte troviamo l’omonimo nuraghe: si tratta di un monumento di tipo complesso, la cui parte più vecchia è costituita da un nuraghe arcaico detto anche a corridoio, quindi con copertura piatta (la copertura a tholos venne realizzata solo in epoca successiva). Similmente altre strutture di questa zona, anche questo edificio è costituito da blocchi di misura media alla base e blocchi di dimensioni maggiori nella parte superiore. Uno dei muri perimetrali è stato rinforzato e messo in sicurezza durante gli ultimi scavi effettuati che, visti i nastri arancioni, i funghetti che delimitano le aree oggetto di scavo e le targhette di classificazione, ancora posizionati sul terreno, non sono mai stati terminati. Ed è poroprio in uno di questi ambienti, rinominato dagli archeologi camera naviforme, per via della sua forma, che notiamo dei frammenti ceramici e dei frammenti ossei ( supponiamo si tratti di resti di animali) disseminati nell’area oggetto di scavo.

Procediamo circumnavigando la struttura muraria e ci fermiamo  nei pressi di una costruzione di forma rettangolare che, visto l’orario,  ci pare il posto ideale per mangiare qualcosina. Seduti comodamente a terra osserviamo la maestosa Tomba di Giganti Sa Domu de S’orcu, della quale, anche a questa distanza, possiamo percepire l’eterna bellezza che la contraddistingue. Intanto le nuvole si sono diradate, lasciando filtrare i raggi del sole e rendendo la nostra pausa estremamente piacevole. Nonostante ciò non ci attardiamo e ci rimettiamo in cammino, e la raggiungiamo in breve tempo.
Ci fermiamo davanti alla sepoltura ad osservare, ancora una volta,  le sue linee eleganti, ben definite, i suoi enormi blocchi di basalto sovrapposti, la simetria perfetta dell’ingresso. Oggi notiamo anche dei fori di piccolo diametro, in alcuni blocchi posizionati nella parte superiore: sono perfettamente circolari e molto profondi, e ci chiediamo quando siano stati realizzati e a cosa servissero, consapevoli che le nostre domande per oggi non troveranno risposta. E mentre, senza quasi rendercene conto, ci perdiamo dietro ai nostri pensieri e alle nostre fantasticherie di epoche lontane, grossi nuvoloni si addensano sopra le nostre teste rendendo l’atmosfera quasi spettrale.

Lo prendiamo come il segnale dell’universo che ci avvisa che è arrivato il momento di continuare la nostra esplorazione e proseguire lungo il nostro itinerario archeologico. Abbandoniamo la comoda stradetta cementata e ci inoltriamo, zizagando tra i cespugli di lentischio, cisto e mirto, nella parte più selvaggia del territorio. Dopo aver consultato più volte la nostra mappa, ritroviamo così i resti del Nuraghe Sa Mammonaia e, a poca distanza, il Nuraghe Su Padru. Anch’esso pare imploso su se stesso. Risaliamo sulla parte alta del monumento, cercando di capire quale tipologia di costruzione abbiamo davanti; ci sembra una struttura di tipo complesso, vista la grande quantità di conci che lo costituiscono. Mentre siamo sulla parte più alta notiamo alcuni gradini di una larghissima scalinata che scende verso l’interno di quella che pare una delle torri. Purtroppo un vistoso crollo ostruisce tutta la struttura sottostante e non ci è possibie una migliore osservazione.

Terminata la nostra esplorazione, riprendiamo nuovamente la stradetta e ci dirigiamo verso il noto nuraghe Sa Fogaia. Anche questo lo abbiamo già visitato in passato e ci aveva colpito per il suo ottimo stato di conservazione e per la complessità delle sue strutture. Tra l’altro dalla sua posizione a bordo dell’altipiano veglia su tutto il Campidano.
La giornata volge al termine e dobbiamo affrettare il passo, infatti l’aria fresca della sera inizia a farsi sentire quando giungiamo al nuraghe Sa Corona Arrubia e all’omonimo menhir.
Anche in questo caso, dobbiamo accontentarci di osservare la struttura nuragica dall’esterno perché la vegetazione che gli cresce a ridosso è troppo fitta e non ci permette una visita più approfondita. Il monolite invece si trova al limitare dell’altipiano, proprio sopra la nota seggiovia mai entrata in funzione.

Il nostro tour archeologico volge ormai al termine, e non ci rimane che ritornare verso le nostre auto, che raggiungiamo mentre i colori ovattati della sera pian piano vanno attenuandosi, spegnendo il giorno. Un’escursione, quella odierna, che nonostante la lunghezza del percorso si è rivelata davvero molto interessante, proprio grazie alla grande quantità di strutture e costruzioni di epoca nuragica sparsi un po’ dappertutto nel territorio.

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