Lingua Sarda: indicazioni

Andiamo in giro per la Sardegna, e scriviamo di Sardegna: perciò, a volte, all’interno dei nostri post, riportiamo singoli vocaboli (per la maggior parte toponimi, ma non solo) o intere frasi in Lingua Sarda.
Dal 2020 inoltre, avendo cominciato a frequentare diversi Laboratori e Corsi di sardo, abbiamo cominciato a scrivere interi post, pubblicati nelle sezioni:

  • ARTÍCULUS (alcuni dei quali sono stati ri-pubblicati anche nell’inserto in Lingua Sarda del quindicinale “La Provincia del Sulcis Iglesiente”)
  • CONTUS (racconti, alcuni dei quali premiati a vari Concorsi di Letteratura Sarda).

Infine, abbiamo conseguito:

  • nel 2021 la Certificazione Naramí
    (conoscenza orale)
  • nel 2022 la Certificazione Liv. C1
    (conoscenza scritta e orale, con esami presso l’Università degli Studi di Cagliari – Dipartimento di Lettere, Lingue e Beni Culturali)

entrambe rilasciate dalla Regione Autonoma della Sardegna
» v. CERTIFICAZIONI E ATTESTATI

A prescindere che i lettori conoscano bene il Sardo oppure no, ci sembra doveroso fornire di seguito alcune brevi indicazioni in merito.

LETTURA

ACCENTI E VOCALI
Circa l’85% delle parole in Lingua Sarda sono piane: questo significa che la cosiddetta tonica (la vocale dove cade l’accento) si trova, nella stragrande maggioranza dei vocaboli, sulla penultima sillaba (es.: càni, trénu, Aristànis, fuéddu, murdégu, cuàddu, tótus, cústu, pillóni, arrogàu, passillài, …). Contando le vocali in senso contrario, cioè partendo dalla fine del vocabolo e procedendo verso sinistra, possiamo dire che l’accento cade sulla vocale 2.
Risulta perciò inutile indicare l’accento ogni volta che si presenti tale situazione, perché dovremmo scriverlo praticamente per quasi tutte le parole: pertanto, laddove scriviamo un vocabolo in Sardo – che sia un toponimo, o altro – senza alcuna vocale accentata, lo stesso è da pronunciare con l’accento sulla penultima sillaba (vocale 2).
Scriviamo invece i vocaboli restanti, e si pronunciano di conseguenza, con l’indicazione delle vocali toniche: à (sempre aperte); è, é,  ò, ó (aperte o chiuse); í, ú (sempre chiuse).
Alcuni vocaboli possono avere l’indicazione dell’accento anche sulla penultima sillaba (vocale 2): questo per evitare confusione tra quelli che potrebbero sembrare sinonimi, e che invece differiscono per la pronuncia, come ad es. scéti/scèti, óru/òru.
Prendendo come esempio alcuni nomi di città e paesi della nostra Isola (anche italianizzati), che tra l’altro creano spesso tante difficoltà a chi non è Sardo, abbiamo perciò:

  • parole tronche (con accento sulla vocale 1 – ultima sillaba): Lodè, Torpè, Galtellí, Onaní, Buddusó, ecc.
  • parole piane (con accento sulla vocale 2 – penultima sillaba): Oristano, Terralba, Arbus, Villacidro, Orotelli, Barisardo, Ussassai, Abbasanta, Ossi, Olmedo, Furtei, Osini, ecc.
  • parole sdrucciole (con accento sulla vocale 3 – terzultima sillaba): Núoro, Gúspini, Séneghe, Àrbatax, Gonnosfanàdiga, Ulàssai, Bolótana, Nuràminis, Putifígari, Mulàrgia, Úsini, ecc.

Le parole bisdrucciole, con accento sulla quartultima sillaba (vocale 4), sono abbastanza rare (ad es. verbi imperativi, magari seguiti da enclitici).

Chiaramente non siamo immuni da errori (se ne trovate, vi preghiamo di segnalarceli) ma, in ogni caso, facciamo riferimento il più possibile alle indicazioni forniteci dagli stessi residenti, o dai nomi originali in Lingua Sarda dei vari Comuni come riportati su siti istituzionali, wikipedia, ecc..
Dei toponimi più noti, comunque, non riteniamo necessario indicarne gli accenti: ad es. Cagliari e Sassari (tra l’altro, i nomi in Sardo sono rispettivamente Casteddu e Tàtari).

LA X
In alcuni vocaboli della parlata del Sud Sardegna (identificabile più o meno con il Sardo Campidanese) capita di incontrare una X: è una consonante particolare, chiamata scéscia, e si pronuncia come la J di je suis in francese. Quindi Portixeddu, Acorradroxu, Nuxis, Perdaxus, nuraxi, ecc..
Può capitare che la X sia una mutazione dei digrammi RZ o RG di vocaboli delle altre parlate, come ad es. muntronaxu > muntronarzu > muntronàrgiu; friaxu > friarzu > friàrgiu.
In molti casi la I indicata dopo la X, e seguita poi da una U, non è corretta: AcorradroXU e non AcorradróXIU.

LA J
A volte capita di incontrare una J: essa va letta come una I quando viene posta tra altre due vocali (ajò, ajaju, ruju), o in certi casi GE/GI se posta all’inizio del vocabolo, come in janas, jenna, jogu, jua. (tale grafia è comunque da ritenersi errata, ed è preferibile indicare più correttamente gianas, genna, giogu, giua).

SCRITTURA

VOCALISMO, CONSONANTISMO, PARAGOGICHE, PROSTETICHE, ECC..
Molte delle cose in Sardo – o presunto tale – che leggiamo su mappe, cartellonistica, segnaletica, siti web e giornali, social, e così via, purtroppo, non risultano scritte secondo gli standard proposti finora dai vari Organismi (Commissioni, Comitati, Accademie, ecc.), i quali si sono occupati, ormai da diversi anni, di stabilire delle regole grammaticali, ortografiche e sintattiche comuni, che consentano cioè uniformità nella scrittura della Lingua Sarda e che siano valide possibilmente per tutte le parlate, perciò a prescindere che si utilizzi la variante Campidanese/Ogliastrina, Nuorese/Logudorese, o ancora la Limba Sarda Comuna (ex Limba Sarda Unificada) di utilizzo istituzionale.
Sul blog li riportiamo tali e quali, cioè così come ce li ritroviamo davanti di volta in volta, in modo da evitare di generare maggiore confusione rispetto a quanta già ce ne sia; laddove ci sembra il caso, però, ci piace provare ad affiancare tra parentesi, o inserire in calce ai post, anche una riscrittura standardizzata – cioè a régula – degli stessi.

Quando scriviamo in Sardo, utilizziamo la variante Campidanese.

  • Per maggiori info, consulenze/traduzioni, ecc., contattateci.

BIBLIOGRAFIA E FONTI

Per quanto ci riguarda, cerchiamo di rispettare le regole grammaticali e sintattiche riportate in:

Inoltre, consultiamo spesso:

  • DITZIONÀRIU DE SA LIMBA E DE SA CULTURA SARDA
    di Mario Puddu (Condaghes S.r.l.)
    (disponibile anche come applicazione on-line, multilingua)
  • FUEDDÀRIU SARDU/CAMPIDANESU – ITALIANU
    di Giovanni Melis Onnis (Domus de janas)
  • DIZIONARIO UNIVERSALE DELLA LINGUA DI SARDEGNA
    di Antonino Rubattu (Edes – Editrice Democratica Sarda)
  • GRAMMATICA SARDO-CAMPIDANESE
    di Antonio Lépori

Teniamo poi in considerazione anche le seguenti proposte ortografiche:

  • AINAS PO SU SARDU
    Arrégulas po ortografia, fonética, morfologia e fueddàriu de sa norma campidanesa de sa língua sarda

    del Comitato Scientifico per la Normalizzazione del Campidanese (ALFA EDITRICE)
  • SU SARDU – PROPOSTA DE ORTOGRAFIA
    AA.VV. (DOMUS DE JANAS)
  • LSC – LIMBA SARDA COMUNA
    Norme linguistiche di riferimento a carattere sperimentale per la lingua scritta dell’Amministrazione regionale
    RAS – Regione Autonoma della Sardegna
  • LSC – LIMBA SARDA COMUNA
    Glossàriu isperimentale cunforma a sas normas de referèntzia a caràtere isperimentale pro sa limba sarda iscrita, in essida, de s’Amministratzione regionale

    RAS – Regione Autonoma della Sardegna
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