San Vero Milis: promontorio di Capo Mannu – Riola Sardo: Parco dei Suoni

Sono le nove del mattino di un sabato tipicamente invernale: cielo basso, pioggia e vento freddo. Non è la giornata migliore per uscire a fare un’escursione, ma il nostro amico Giulio, dopo un attento studio dei vari siti di meteorologia, ci ha appena informato che entro le dieci del mattino smetterà di piovere, e tanto ci basta per organizzarci. Prepariamo velocemente due tigelle, mettiamo tutto ciò che ci serve negli zaini e saltiamo in auto. Destinazione: Capo Mannu.
Ci incontriamo con Giulio e Isa, Milo e il suo amico Giacomo, Giuseppe e una loro amica lungo la strada, ci salutiamo affettuosamente e ci aggiorniamo brevemente sugli avvenimenti accaduti dalla nostra ultima uscita insieme; infine, risaliamo in auto e, superato il piccolo borgo di Putzu Idu, raggiungiamo la frazione di Porto Mandriola dove parcheggiamo.

La giornata, effettivamente, sembra volgere al meglio: ha smesso di piovere e di tanto in tanto qualche tiepido raggio di sole fa capolino nella densa coltre di nubi; se non fosse per il vento pungente, la temperatura non sarebbe nemmeno troppo sgradevole.
Dopo aver gustato una buona tzípula artigianale, ci mettiamo in cammino lungo il sentiero che conduce al faro di Capo Mannu.
Il  percorso odierno, prevalentemente costiero, ci dona degli scorci panoramici fantastisci sulle calette sottostanti, tempestate di scogli dalle variegate forme, e ci permette di apprezzare appieno la colorazione di blu intenso del mare, peculiarità di questa parte di Sardegna. La vegetazione, tipica delle zone marine, è formata da bassi cespugli che incorniciano il sentiero e da tozze e rigogliose piante di lentischio e rosmarino che profumano l’aria salmastra con i loro caratteristici odori legnosi e balsamici.

Superata la spiaggetta di Capo Mannu raggiungiamo l’omonimo faro edificato sul promontorio. Fu costruito nel 1960 e sempre nello stesso anno la Marina Militare lo rese attivo e funzionante; da allora non ha mai subito modifiche strutturali. Si compone di una torre quadrata di undici metri sulla quale è posizionato il segnale marittimo (del tipo a ottica fissa con portata luminosa a undici miglia). Adiacente e congiunto alla torre è presente un fabbricato rettangolare con due appartamenti, oggi non più in  uso.
Da questa posizione privilegiata possiamo osservare la graziosa isoletta di Malu Entu.

Proseguiamo, e mentre osserviamo la bellezza delle falesie, notiamo una piccola cengia proprio poco sotto di noi. Ci rendiamo immediatamente conto che è possibile raggiungerla tramite un impervio sentierino, e il nostro spirito di avventura si attiva all’istante. Non possiamo perdere l’occasione di vederla da vicino e magari di fare anche una foto o un video in questa piccola rientraza a picco sul mare! Giulio e Giuseppe ci seguono simultaneamente nell’esplorazione. Una volta raggiunta la cengia, ci rendiamo conto che non è poi così piccola come ci è apparsa osservandola dall’alto, e prosegue lungo il costone del promotorio per una cinquantina di metri, forse più. La roccia ondulata, levigata dal vento, è di un colore dorato brillante, e l’incavo nella parete è abbastanza alto: quindi, possiamo percorrerlo stando comodamente in piedi. Al di sotto le onde si infrangono rumorosamente sugli scogli appuntiti, rendendo questa passeggiata particolarmente caratteristica. Dopo averla percorsa tutta, non v’è però modo di risalire: perciò, siamo costretti a tornare al punto d’attacco.

 

Terminata la nostra esplorazione adrenalinica, risaliamo sul sentiero e proseguiamo verso la Torre di Capo Mannu, che raggiungiamo quando ormai si è fatta ora di pranzo. Approfittiamo del suo interno, appena più riparato dal vento, per sederci e mettere due cosette sotto i denti: nonostante non abbiamo camminato tantissimo, abbiamo una discreta fame. Intanto le nuvole si sono ormai diradate del tutto e il tipico sole di gennaio ravviva con la sua luce i colori brillanti di questa località.
Sebbene la giornata non sia nitidissima e all’orizzonte ci sia un po di foschia, anche a questa distanza riusciamo a scorgere la Cascata di Capo Nieddu: vi siamo stati la primavera scorsa, ma purtroppo la portata d’acqua era abbastanza deludente. Ora, osservando da lontano un filo bianco d’acqua spumeggiante gettarsi diritto a mare, valutiamo seriamente di farci ritorno la prossima settimana, sperando che la sua portata non diminuisca troppo.

Terminata la pausa pranzo riprendiamo a camminare lungo il sentiero; nonostante il vento vento freddo-umido soffi più impetuoso in questo tratto di costa, noi chiacchieriamo allegramente, e di tanto in tanto ci fermiamo a fotografare le suggestive scogliere, rapiti da questi punti d’osservazione spettacolari.
Scendiamo verso la graziosa spiaggia di Sa Mesa Longa, caratterizzata da sabbia finissima, dal colore chiarissimo. L’acqua nitida e cristallina color azzurro inviterebbe a un tuffo fuori stagione, ma essendo sprovvisti di costume, siamo costretti a desistere. Al centro della cala, un grazioso scoglio sormontato dalla vegetazione, pare quasi quasi galleggiare a pelo d’acqua, come se fosse stato posato lì per dare un tocco di contrasto all’azzurro lucente del mare.

Nonostante la bellezza del luogo non ci tratteniamo: il vento è aumentato, e sta diventando un tantino fastidioso. Decidiamo quindi di fare ritorno alle nostre auto, percorrendo la strada sterrata e, nuovamente a Porto Mandriola, essendo ancora presto per porre termine a quella che comunque è una bella giornata da passare all’aperto, risaliamo in auto e ci dirigiamo verso il Parco dei Suoni, in territorio di Riola Sardo.
Parcheggiamo davanti all’ingresso ed entriamo. Nei periodi estivi, questa sorta di teatro ospita Artisti di ogni genere: qui, infatti, si tengono concerti e mostre che richiamano un elevato numero di visitatori. In questo periodo però, non è prevvisto nessun evento, quindi oggi gli unici all’interno di questo enorme spazio siamo noi. Dobbiamo ammettere che è abbastanza suggestivo trovarsi davanti alle grandi pareti rocciose di arenaria incise dai macchinari utilizzati per l’attività di estrazione. In passato infatti questa era una cava, che solo in tempi recenti è stata bonificata e resa fruibile.

Ci sediamo dove solitamente viene montanto il palco. Al riparo dal vento, ci  crogioliamo al sole per qualche minuto e poi, per accontentare i più giovani, ci dedichiamo ad una improbabile nonché molto sregolataggueritallegra partita di pallavolo.
Non appena il sole inzia a calare, e l’umido a farsi sentire, ci salutiamo, concludendo così la bellissima giornata passata insieme.

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