Villaperuccio: Necropoli di Montessu

Oggi è il giorno di Pasquetta e, con nostra sorella, cognato e figlioccio, andiamo a vedere la Necropoli di Montessu in territorio di Villaperuccio (in sardo Sa Baronia); di quest’area archeologica ce ne hanno parlato, durante una visita all’Altare di Monte d’Accoddi, come una tra le più estese e col maggior numero di sepolture in Sardegna (è una necropoli a domus de janas), e non vediamo l’ora di fare un bel tuffo nel passato.

È una bella giornata primaverile. La necropoli, immersa nel verde, è veramente molto estesa e suggestiva: una parte è scavata sul fianco di una collina che pare un grande anfiteatro trachitico naturale, e le sepolture qui hanno un andamento orizzontale a schiera.
Due tombe in particolare, scavate all’estremità del costone roccioso, si distinguono per la loro monumentalità: delimitate da semicircoli megalitici, presentano ampie aperture e enormi banconi al loro interno. Altre domus hanno invece l’accesso a livello del terreno, verso il basso. Ve ne sono diverse, molto particolari: oltre a vari abbellimenti come false porte, cornici e colonne scolpite nella pietra, alcune presentano, sul soffitto o sulle pareti, dei petroglifi raffiguranti protomi taurine, spirali e denti di lupo. Una protome è addirittura scolpita in rilievo all’ingresso di una domus, ed è la prima volta in assoluto che ne vediamo una del genere.

La tomba denominata delle spirali e la tomba delle corna, grazie alle numerose decorazioni, hanno un fascino misterioso, dato dalla simbologia riprodotta che a tratti conserva ancora tracce di ocra rossa, il colore del sangue.
La posizione di queste sepolture, più sontuose, all’esterno del semicerchio, mentre tutte altre le altre sepolture si trovano all’interno dello stesso, fa supporre che la disposizione della necropoli fosse preorganizzata in maniera da assegnare alle tombe monumentali il ruolo di santuario a protezione dei defunti.
In tutto la necropoli è composta da circa quaranta domus, risultando così, come già premesso, la più estesa della Sardegna meridionale; la maggior parte delle sepolture sono di tipologia semplice, a camera circolare, bassa e curvilinea; altre sono invece di tipo pluricellulare, formate da una camera più grande circondata da nicchie sopraelevate. Le camere sono sempre precedute da vestiboli, circolari o rettangolari, e gli angusti ingressi attraverso i quali veniva deposto il defunto venivano chiusi con portelli di pietra.
Dall’analisi dei reperti rinvenuti degli scavi è emerso che la necropoli è stata utilizzata nel Neolitico Finale (dal 3200 al 2800 A.C.) e dall’Eneolitico Recente al Bronzo Antico ( dal 2400 al 1600 A.C.).

Terminata la visita, facciamo ritorno ai locali all’ingresso, anche per un salutino ai dolcissimi asinelli del parco: prima di andare via, essendo una giornata calda, niente di meglio che concludere con un bel gelato.

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